Secondo recenti studi, le vacanze estive molto lunghe comporterebbero una perdita notevole di apprendimento negli alunni, l’estate in poche parole sarebbe un vero e proprio killer della conoscenza. Negli USA questo fenomeno lo chiamano “Summer learning loss” e viene studiato già da tantissimi anni. Le ricerche testimoniano come vacanze estive eccessivamente lunghe contribuiscano a peggiorare le capacità di apprendimento dei ragazzi.

Le indagini svolte hanno stimolato in America anche un dibattito che ha portato all’adozione di una serie di programmi estivi in diverse realtà scolastiche. Da un recente studio americano è emerso inoltre che la partecipazione a tali programmi porta a importanti miglioramenti sia in termini di performance scolastiche che di motivazione allo studio. I benefici non sono solo celebrali, a quanto pare può diminuire la delinquenza giovanile e migliorano le prestazioni fisiche degli studenti.

“Summer learning loss” in Italia

Questo studio sul “Summer learning loss” è arrivato qualche mese fa, in concomitanza con l'estate, anche in Italia grazie ad una ricerca di Dottorato dell’Università La Sapienza di Roma, che si è prefissa di analizzare tale situazione in un ambiente scolastico come il nostro in cui le vacanze estive sono le più lunghe di tutta Europa. L’Italia è il Paese europeo con le vacanze estive più lunghe e negli ultimi anni si sono ulteriormente allungate a discapito di qualche pausa un po’ più consistente per alunni e professori durante l’ anno scolastico. Questo fenomeno, che per gli alunni è molto positivo, in realtà andrebbe proprio a discapito loro.

Secondo la ricerca di Dottorato in Pedagogia Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma, queste vacanze andrebbero ad influire negativamente sull'apprendimento, renderebbero più facile dimenticare le informazioni e, specialmente in casi di famiglie disagiate, potrebbe nel tempo portare nel singolo alunno disturbi di comportamento e difficoltà ad inserirsi nella società. La ricerca naturalmente si inserisce in un filone più ampio, quello della questione dell’equità scolastica, e vuole andare a verificare se il lungo periodo di vacanze e il carico di compiti assegnati dai prof italiani contribuiscano a peggiorare il rendimento dei ragazzi.

Secondo quanto risultato i compiti per le vacanze sarebbero utili a mantenere allenato il cervello ma non aiutano gli alunni a conservare le informazioni acquisite durante l'anno, proprio a causa della mancanza di un insegnante. Questa mancanza, nel caso di famiglie benestanti, viene recuperata nei primi mesi di scuola, nel caso invece di disagi sociali potrebbe portare anche a problemi più gravi.

Cosa bisogna fare per limitare la perdita di apprendimento estivo?

Secondo i ricercatori sarebbe necessario in Italia, per prevenire il “Summer learning loss”, modificare la pausa estiva, ridistribuendo in modo diverso i giorni all’interno del calendario scolastico e proporre eventualmente scuole o programmi estivi. In Inghilterra, per esempio, l’anno scolastico inizia il 1° settembre e finisce il 31 agosto, con una pausa tra luglio ed agosto di circa sei settimane e pochissimi infatti in questo paese sono i casi si perdita di apprendimento.

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